La terapia psicologica con l’anziano presso il Centro Clinico Il Ciliegio di Cantù

La terza età è una fase di vita caratterizzata da alcune problematiche fisiche, neurologiche e psicologiche che possono mettere a dura prova l’anziano e il proprio nucleo familiare. La figura dello psicologo, con formazione neuropsicologica ed esperto in psicologia dell’invecchiamento, riveste un ruolo importante nella gestione dei problemi dell’anziano.

In caso di sospetto decadimento cognitivo, lo psicologo effettua una valutazione neuropsicologica per determinare la presenza di una demenza e, eventualmente, la gravità e le funzioni cognitive coinvolte. La valutazione neuropsicologica richiede generalmente un paio d’ore di tempo, durante le quali viene effettuata una approfondita raccolta anamnestica con i familiari e successivamente vengono somministrati i test neuropsicologici.
Se dalla valutazione emerge un decadimento cognitivo o comunque una difficoltà a livello cognitivo (memoria, linguaggio, attenzione, ragionamento ecc), lo psicologo stende un programma di stimolazione cognitiva, composto da una serie di esercizi mirati ad allenare il cervello, per rallentare il peggioramento cognitivo e consentire una migliore qualità di vita nella quotidianità. Gli interventi di stimolazione cognitiva vengono generalmente strutturati a cadenza settimanale e ogni intervento ha una durata di 45-60 minuti in base alla tenuta attentiva dell’anziano; vengono poi consegnati degli esercizi da svolgere a casa tra una seduta e l’altra. Solitamente si propone un ciclo di una decina di incontri e si valuta poi, al temine di essi, l’eventuale proseguimento, a volte proponendo di diluire gli incontri nel corso del tempo per valorizzare l’autonomia raggiunta.

La terza età, inoltre, è spesso caratterizzata da cambiamenti nel tono dell’umore. In questa fase di vita, infatti, spesso la persona si trova a dover affrontare eventi molto impattanti, quali i lutti di coniuge e altri cari, il distacco dai figli, il pensionamento, la perdita delle autonomie e del proprio ruolo sociale, la presenza di dolore fisico. Questi cambiamenti possono innescare sintomi di depressione, ansia, apatia, irritabilità; il malessere psicologico, a catena, può poi ulteriormente peggiorare la salute fisica.
Lo psicologo propone quindi un percorso di supporto psicologico, con l’obiettivo di sostenere la persona nella ridefinizione del proprio ruolo, rinforzando le risorse presenti.

Il percorso di supporto psicologico può essere proposto anche ai familiari dell’anziano (chiamati con il termine inglese caregiver), che spesso si trovano a dover gestire la perdita delle autonomie dell’anziano, che non risulta più indipendente nella quotidianità. I colloqui psicologici con i familiari offrono un beneficio non solo ai familiari stessi ma, in via indiretta, anche all’anziano, che si trova a vivere in un ambiente più sereno e senza tensioni; solo chi è sereno, infatti, può prendersi cura in modo funzionale di chi sta male.
Il percorso di supporto psicologico ai caregiver consiste in un ciclo di incontri in cui si indagano i principali vissuti emotivi connessi alla situazione: tristezza (per il peggioramento del proprio caro, per la sua sofferenza, per la perdita di abitudini del passato); rabbia (per i comportamenti del proprio caro, per il tempo che si deve dedicare per prendersi cura di lui); paura (per la morte del proprio caro, per la perdita delle proprie abitudini, per le decisioni che devono essere prese sulla salute dell’anziano); frustrazione e impotenza (per il fatto di non poterlo guarire, per l’assenza di terapie risolutive, per il costante peggioramento); senso di colpa (per averlo affidato a cure esterne, quali badanti o case di riposo, per non poter dedicare a lui troppo tempo); confusione (per la prognosi incerta, per le pratiche da svolgere).
Questi vissuti, e tanti altri ancora, sono molto frequenti in situazioni del genere. I colloqui psicologici permettono ai familiari di riconoscerli, accoglierli, vederli come “normali” e gestirli, arrivando così a una piena accettazione della malattia del proprio caro.

La presa in carico dei familiari consente inoltre di trovare, insieme al professionista, alcune strategie concrete per la gestione dell’anziano: cosa rispondere quando dimentica le cose, come agire quando si mostra irritabile o agitato, come intervenire quando rifiuta di uscire di casa, come supportarlo quando si rendere conto dei propri peggioramenti.

La presa in carico psicologica, sia per l’anziano che per i caregiver, viene strutturata in base alle esigenze del caso. In generale, i colloqui di supporto possono essere organizzati inizialmente a cadenza settimanale e, successivamente, possono essere diluiti nel corso del tempo, in modo da mantenere un monitoraggio sull’andamento della situazione.

 

Valeria Zanin

Psicologa

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