Mio figlio mi vuole bene?

Una domanda che spesso i genitori, soprattutto le mamme, si pongono non con poca sofferenza è “ma mio figlio mi vuole bene?”.

Già dal secondo anno di vita il bambino inizia a sperimentare la propria indipendenza e la propria autonomia; sono famosi i terrible two quando il “no” diventa la parola preferita del bambino. In questo modo il bambino testa e sperimenta la propria possibilità di distanziarsi dal genitore; ci saranno quindi conflitti, urla e litigi e spesso la mamma (o il papà) non otterrà ciò che sperava. Ed è proprio qui che iniziano a comparire i primi dubbi: “Perché non mi ascolta? Perché è prepotente? Ma quindi non mi vuole bene?”

Il mio primo consiglio è di condividere questi pensieri e preoccupazioni con il partner e con persone a voi care per non sentirvi sole e trovare sostegno e conforto. È molto importante infatti conoscere il punto di vista del partner, che magari vede la situazione in modo differente da voi e può aiutarvi a vedere aspetti positivi nel comportamento del bambino che a voi potrebbero sfuggire.

È poi importante chiedervi esattamente che cosa vi crea queste preoccupazioni. È il fatto che non vi ascolta che crea disagio? O c’è altro? Che cosa voglio ottenere realmente? È davvero fondamentale cercare di capire quale aspetto del comportamento del bambino vi fa soffrire di più perché poi sarà proprio da qui che si potranno trovare delle soluzioni adeguate. Ad esempio se ciò che fa soffrire la mamma è il fatto che il bambino non ascolta, cioè non fa quello che la mamma gli chiede, una possibile soluzione è cercare di capire perché il bambino non fa quello che viene richiesto; spesso chiediamo al bambino di fare qualcosa mentre è impegnato in un’attività per lui piacevole, ad esempio giocare, in questo caso è normale per il bambino lamentarsi e non ascoltarci, la soluzione può essere di avvisarlo che quando finirà di giocare poi dovrà fare quello che gli chiederemo, oppure possiamo avvisarlo prima che inizia a giocare che alla fine dovrà fare quanto richiesto .

Se invece quello che fa più soffrire la mamma è il vedere comportamenti aggressivi o prepotenti del bambino verso di lei, un primo passo è quello di capire quando il bambino si comporta in quel modo: è quando la mamma fa delle richieste particolari? Oppure quando la mamma cerca di avvicinarsi per un momento di tenerezza? Anche in questo caso è importante capire che cosa scatena l’aggressività del bambino in modo da poter poi intervenire in modo ragionato. Potete aiutarvi tenendo un diario dei momenti più critici del bambino, analizzando che cosa stava succedendo prima del suo momento di aggressività e registrando i suoi comportamenti specifici. Cercate anche di capire quale obiettivo il bambino cerca di raggiungere attraverso il suo comportamento.

Tutti questi suggerimenti hanno l’obiettivo di trovare delle strategie dopo aver evidenziato la difficoltà prevalente del bambino.

È importante anche lavorare sulle proprie emozioni di mamma. Cercare di capire come mai un certo comportamento del bambino vi rende così triste o così arrabbiate. Che cosa vi scatta dentro? Come mai pensate che vostro figlio non vi voglia bene?  Riconoscere queste emozioni e questi pensieri possono aiutarvi a capire meglio che cosa sta succedendo in voi e nella relazione col vostro bambino; magari spinte da questa rabbia e preoccupazione potreste porvi con vostro figlio in modo brusco oppure troppo richiestivo, con l’effetto indesiderato di allontanarlo da voi piuttosto che avvicinarlo.

Infine bisogna cercare di capire se il bambino si comporta sempre in quel modo; osservate quando il bambino è affettuoso con voi, spesso infatti si dà più importanza ai comportamenti aggressivi o che ci fanno più soffrire dimenticandoci di guardare i momenti di affetto e coccole.

A volte però nonostante tutti gli sforzi di comprensione e di progettazione di particolari strategie non osserviamo modificazione nel comportamento del bambino. Probabilmente questo vuol dire che non vi erano particolari difficoltà vissute dal bambino, il quale semplicemente stava sperimentando la distanza da voi e i limiti che voi stavate mettendo ai suoi comportamenti (ricordiamo sempre quanto i bambini hanno bisogno di limiti!) e invece eravate voi genitori a vivere in modo poco sereno la situazione. Questo vuol dire che probabilmente quando pensavate che il vostro bambino non vi voleva bene eravate proprio in errore! Ricordiamoci che è impossibile per un bambino non voler bene ai propri genitori, coloro che sono stati per lui fondamentali fin dai primi attimi di vita!

Per questo ritorno su l’importanza del primo consiglio: confrontarsi con qualcun altro può essere davvero utile per cambiare il proprio punto di vista e considerare altre possibili spiegazioni del comportamento del bambino.

Non dimentichiamo però importanza del l’istinto materno: se ritenete che ci sia qualcosa che non va nel vostro bambino o nella vostra relazione con lui e tutte le spiegazioni che vi siete date non vi convincono è sempre bene potersi confrontare con uno specialista anche solo per togliervi ogni dubbio.

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